Istruzione per la Pasqua emanata il 18 Marzo 1735 dal Vicario generale della Diocesi di Roma Giovanni Antonio Guadagni.

Sebbene fossero passati quasi due secoli dal Concilio Tridentino, che, per far fronte al rigore delle dottrine riformiste, sancì una riorganizzazione generale della Chiesa verso un irrigidimento istituzionale e gerarchico (sacerdozio, dottrina, rito, ma anche amministrazione di benefici e privilegi), rimaneva sempre vigile l’attenzione sul rispetto di quanto stabilito nei Concili ecumenici; e nell’Alma Urbe non ci si poteva certo esimere dall’applicazione rigorosa dei dettami previsti per il periodo di Pasqua.

La cura della preparazione del clero era competenza della Diocesi di Roma che faceva capo al Vicario generale, di solito un cardinale. A coadiuvare il Vicario generale nelle funzioni di amministrazione della Diocesi c’era un vicegerente, spesso un arcivescovo.

In questo contesto si colloca l’Istruzione emanata il 18 Marzo 1735 dal Vicario generale della Diocesi di Roma, Giovanni Antonio Guadagni, in cui, nonostante la diligenza del clero romano, per evitare inconvenienti nell’applicazione dei precetti pasquali decretati dal IV Concilio Lateranense del 1215, si elencano varie disposizioni riguardanti i riti, i sacramenti, e i comportamenti da tenersi con i fedeli. ​[scheda di Francesco Volpi]