I globi del Salone

il restauro dei globi

Il progetto di restauro

Nell’ormai lontano 1957 Roberto Almagià, presentando il primo fascicolo del Catalogo dei globi antichi conservati in Italia, fra i positivi effetti dell’iniziativa poneva “ anzitutto quello di richiamare l’attenzione su questi cimeli, spesso preziosissimi, ma poco considerati, inoltre e come conseguenza, quella di indurre dirigenti di Biblioteche, Musei ecc. a provvedere a restauri o riparazioni di globi deteriorati, per salvarli dalla distruzione, infine ad agevolare lo studio particolare dei globi di maggiore importanza”.

Il percorso da allora fatto nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale è stato lungo, si è allargato il concetto di bene storico-scientifico e per i globi in particolare è stata rivalutata la loro contestualizzazione storica, integrando lettura artistica e lettura scientifica delle opere. Salvatore Sutera, Conservatore del Museo nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano, nel brillante articolo La conservazione degli strumenti scientifici in Italia. Globi celesti e terrestri: un caso di restauro e conservazione pone il restauro come momento d’intervento importantissimo, ancorchè delicato e complesso, sottolineando come “ Nel recupero storico … si cerca anche di capire la validità di questi strumenti, la precisione che essi davano allo scienziato che li aveva usati: ciò è infatti importantissimo per lo storico anche per dare un giudizio su quanto gli uomini della scienza hanno lasciato scritto in merito alle loro osservazioni, misurazioni e scoperte. Poter disporre di un antico strumento ben restaurato, conservato e funzionante permette di rifare delle osservazioni, compararle con altre fatte con strumenti moderni, è valutare così la validità degli strumenti d’un tempo, l’intuito degli uomini che li hanno usati, ed anche gli errori che qualche volta hanno commesso” (in EUROFORM. Formazione e Conservazione, Firenze 1996).

Per quanto riguarda i globi casanatensi le frequenti osservazioni di studiosi e visitatori sulla loro scarsa leggibilità hanno preteso una verifica approfondita del loro stato di conservazione, durante la quale è stato anche effettuato un tentativo di trascrizione che potesse offrire all’utenza almeno la lettura dei cartigli e delle iscrizioni più estese, privilegiando quelle meno accessibili perché poste negli emisferi Nord.

Si è cominciata a prendere in esame la possibilità di un intervento non invasivo, quasi esclusivamente di pulitura, sui globi, intervento il cui fine fosse quello di restituire il più possibile agli stessi l’originaria dignità di strumenti storico-scientifici, cancellando quella valenza di “complementi d’arredo” che andavano purtroppo acquisendo. Oggi, ormai ben inoltrati sulla strada intrapresa, i risultati dell’intervento ci confortano su decisioni e scelte lungamente vagliate e ponderate. Oltre al recupero del valore artistico ed estetico dei globi moroncelliani, riemergono i vecchi restauri ottocenteschi, se ne possono attenuare i danni e valutare percorso e interruzioni (come nel bizzarro oceano “a cruciverba” dell’emisfero australe terrestre); riacquistano leggibilità le iscrizioni e torna il progetto della trascrizione; si può cominciare a valutare quali siano le notazioni, specialmente astronomiche, aggiunte nel tempo; ci si può cominciare a chiedere perché, quando e a chi dovuti i tanti pentimenti emersi nella posizione e nella magnitudine delle stelle; si può tracciare infine un percorso di studio che con la indispensabile collaborazione di altre professionalità (geografi, astronomi, cartografi) conduca ad una approfondita conoscenza storica, artistica e scientifica di due cimeli che splendidamente rappresentano, anche come immagine simbolica, il prestigio del patrimonio culturale casanatense.

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