Il fondo araldico manoscritto della Biblioteca Casanatense

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Centosessanta codici, molti dei quali di grande pregio per rarità e raffinatezza di esecuzione e duecento documenti pubblici e privati di notevole interesse storico-diplomatico costituiscono il fondo manoscritto araldico e genealogico della Biblioteca Casanatense.
Non è facile ricostruire sistematicamente la storia e l’evoluzione del fondo attraverso i secoli, stabilire cioè come e quando un codice o un gruppo di codici o documenti sia entrato a far parte del patrimonio della Biblioteca.
Di prezioso ausilio sono le numerose annotazioni autografe dei prefetti Gian Domenico Agnani, Giovan Battista Audiffredi, Pio Tommaso Masetti, apposte sulla risguardia dei piatti della legatura o sulle carte di guardia, che riportano a volte la provenienza, più spesso la data di acquisizione del codice. Note aggiunte a penna, come Ex domo Baini o Comprato in Veroli, in Casa Molella Spani nel Febr. del 1856, che indicano un preciso passaggio di proprietà, sono rare; più frequenti, invece, le semplici segnalazioni dell’anno di acquisizione: 1734, 1739, 1740, e annotazioni come Comprato l’anno 1746 pel prezzo di Paoli otto o Emptus anno 1774, che attestano l’acquisizione di codici per lo più nel XVIII secolo tra il 1734 e il 1774 circa, periodo connotato da un grande potenziamento delle raccolte librarie casanatensi. La maggior parte dei documenti provengono, invece, dal fondo Muzzioli acquistato dalla Biblioteca nel 1966-67.

La ricerca del materiale, che ha preso l’avvio dal catalogo dei manoscritti araldici di Luciano Gabriele Moricca, primo studioso del fondo, ed è proseguita attraverso un accurato spoglio dell’Inventario, ha rilevato la presenza di codici, per lo più cartacei, databili tra il XIV e il XIX secolo (molti ascrivibili ai secoli XVII-XVIII) e di documenti, per la maggior parte membranacei, collocabili tra il XIII e il XIX secolo. Sono manoscritti dalle tipologie molteplici e interessanti, sia da un punto di vista codicologico che testuale, capaci di coniugare scientificità di trattazione e perizia araldico-genealogica a eleganza di decorazione in alcuni casi decisamente non comune. Troviamo trattati di araldica, stemmari, repertori di famiglie nobili italiane, storie e genealogie familiari, raccolte storico-genealogiche su famiglie regnanti, collezioni di emblemi, statuti di ordini cavallereschi, prove di nobiltà, biografie, saggi, ma anche carteggi, istrumenti notarili pubblici e privati (testamenti, doti, donazioni, atti di matrimonio, atti di successione e di compravendita, in originale o in copia autenticata), fonti documentarie non trascurabili per la ricostruzione genealogica di una famiglia o per la storia del singolo soggetto, di cui testimoniano l’attività.Il corredo iconografico è costituito per lo più da stemmi miniati, acquarellati o dipinti con tecniche differenti o da stemmi impressi in oro e a secco sui piatti della legatura che, attestando la proprietà del codice, ci forniscono nel contempo preziose informazioni sulla sua storia e datazione. Gli alberi genealogici, invece, raffigurati nelle diverse tipologie formali, sono utilizzati nella rappresentazione grafica della genealogia familiare dove assumono valenza di prova documentaria.

Appartengono al fondo più antico casanatense opere pregiate come il Trattato di araldica di Giovanni De Bado Aureo e Francesco delle Fosse, (ms. 1794) codice membranaceo del XV secolo, presumibilmente commissionato da Alberico Carafa, sovrintendente della Biblioteca Aragonese a Napoli negli anni 1483-94 (da cui proviene il manoscritto), ricco di stemmi miniati ad arte e molto ben conservati e la genealogia dei Carafa, (ms. 1348) nel bel codice cinquecentesco scritto dal letterato napoletano Angelo di Costanzo, che raffigura, invece, miniato a piena pagina, un arbore genealogico di genere araldico in cui gli stemmi dei soggetti, posti all’interno dei cartigli, costituiscono prezioso materiale di studio sulle armi della casata.
Altrettanto pregiato lo stemmario delle famiglie romane (Gli stemmi gentilizi delle più illustri famiglie romane, (ms. 4006) noto anche come Armerista Romano) che raccoglie 922 armi gentilizie disegnate e dipinte con notevole competenza araldica e ci fornisce una quadro abbastanza esauriente anche se non esaustivo della nobiltà romana a cavallo dei secoli XVII e XVIII; mentre la raccolta settecentesca di Imprese ed emblemi delle accademie d’ Italia (ms. 1028) raffigura 243 emblemi disegnati, accuratamente acquarellati e corredati da motto.
Interessanti i manoscritti: I quattro quarti nobili della famiglia Gavotti di Savona (ms. 5040) e Processo e prove di nobiltà della Casa Venettini o sia Vendetti Nobile Romana (ms. 663) che documentano le prove di nobiltà rispettivamente di Raimondo e Carlo Gavotti, per l’ammissione all’Ordine di Malta, e di Antonio Venettini per la reintegrazione alla nobiltà romana, il corredo iconografico, a conferma della documentazione, mostra stemmi, schemi arborei e arbori genealogici artisticamente decorati.

Non si può tuttavia non accennare ad opere di pari valore come il De Nobilitate (ms. 303) di Leonardo Bruni (sec. XV), la raccolta di Blasones (secc. XVI-XVII) (ms. 41) che conta 492 stemmi di sovrani europei, città, regioni e nobili famiglie spagnole; gli Statuti della città di Venezia (1534) (ms. 927) deliberati dal Consiglio dei Dieci nel 1533, il Libro delle Case, et di tutti i Nobili di Venetia (1606) (ms. 1263) copia del Libro d’Oro della nobiltà veneziana; come non si possono non ricordare le numerose monografie sui Colonna, (ms. 3043), gli Este, (ms. 636) i Savelli, (ms. 1347) i Del Bufalo, (ms. 2859) i Medici, (ms. 2137) o le ricche collezioni di emblemi di chiese, capitoli e monasteri, ( ms. 5487) di xilografie riproducenti lapidi sepolcrali con armi gentilizie, (ms. 1327) di stemmi e ritratti di cardinali e pontefici, (mss. 3989-3994) di bandiere marittime e mercantili (ms. 3800) ed altre ancora.  Tra le fonti documentarie, infine, oltre al Codice Lunense (secc. XVI-XVIII) (ms. 3051) che conserva, in fascicoli sciolti, carte storico-araldico-genealogiche sulla famiglia Malaspina, un importante nucleo di pergamene, proveniente dal fondo Muzzioli, costituisce una piccolo “archivio” diplomatico con documenti che vanno dal medioevo all’età moderna (secc. XIII-XIX). Vi sono privilegiati atti di compravendita, testamenti, matrimoni, carteggi, che maggiormente riflettono episodi storicamente caratteristici di vita familiare o gentilizia. Non mancano, soprattutto per l’età moderna, tipologie particolari di carte relative all’attività di singoli individui, che ne testimoniano la vita e le relazioni pubbliche (diplomi, nomine di cariche, certificati) e che servono ad una loro precisa identificazione nell’albero della propria famiglia o al conferimento di un qualsivoglia privilegio.

[Le immagini sono tratte dal database dei manoscritti miniati
Avvertenza: non tutti i manoscritti araldici citati recano miniature e non tutti i manoscitti araldici recanti miniature sono stati digitalizzati]

Il catalogo: I manoscritti araldici della Biblioteca Casanatense a cura di Isabella Ceccopieri e Laura Giallombardo. Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2002. 2 v. [catalogo+indici]

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