Inquisizione e censura libraria nel fondo degli Editti e bandi di Margherita Palumbo

L’apertura agli studiosi nel 1998 dell’Archivio storico della Congregazione della Dottrina della Fede ha contribuito a rinnovare in maniera profonda gli studi sulla storia della Inquisizione, e parallelamente si è assistito a una crescita considerevole dell’interesse da parte della comunità scientifica nei confronti dei decreti e degli editti emessi, nella loro sfera giurisdizionale, dalla Congregazione della Santa Inquisizione Romana – nota anche come S. Uffizio – e quella dell’Indice. In tale ambito la Biblioteca Casanatense è da tempo riconosciuta come una delle sedi di ricerca privilegiate, grazie in particolare al ricchissimo fondo degli Editti e bandi pontifici conservato dall’Istituto, fondo che nel suo complesso comprende, in un arco di tempo che va dall’inizio del Cinquecento al 1870, oltre 70.000 documenti legati, in successione cronologica, in volumi di grosso formato, e di cui circa 1.500 sono quelli che riguardano materie di competenza inquisitoriale. Sono in primo luogo da menzionare le bolle, le costituzioni e altri provvedimenti emanati dagli stessi pontefici su questioni dottrinali, in materia di dogmatica e di delitti concernenti, in senso anche lato, la fede.

Bamdo e provisione… intorno alli libri. Roma, 1591

Rientrano in questa prima categoria documenti quali la bolla Cum quorundam hominum pravitas emanata nel 1555 da Paolo IV contro gli antitrinitari Per.est. 18/1, n. 96), o la Coeli et terra del 1586, con cui Sisto V condanna la astrologia giudiziaria e altre forme di magia colta (Per. est. 18/2 n. 131), nonché gli atti istitutivi delle Congregazioni stesse della Inquisizione e dell’Indice e quelli relativi alla definizione, nel corso dei secoli, delle loro competenze, attività e poteri, a partire dalla bolla Licet ab initio con cui Paolo III nel 1542 delinea la struttura e i poteri del S. Uffizio.
Per quanto riguarda poi gli editti propriamente detti, particolarmente numerosi sono – all’interno del fondo casanatense – i decreti emanati dalla Congregazione della Inquisizione, con una varietà che riflette l’ampiezza stessa delle competenze dell’organismo centrale istituito da papa Farnese al fine di combattere e sconfiggere giuridicamente, oltre la eretica pravità, l’apostasia all’ebraismo e all’Islam, la blasfemia, la simulata santità, la cattiva amministrazione del sacramento della penitenza, e in particolare l’adescamento in confessione, e altri crimini contro la fede e la morale.

Bando e provisione… intorno alli libri. Roma, 1591

Un altro gruppo, cospicuo, di provvedimenti rintracciabili tra gli Editti e bandi riguarda l’attività censoria e di controllo della stampa e del commercio librario, atti che potevano essere emanati anche dallo stesso pontefice, come nel caso, nel 1592, della Constitutio contra impia scripta et libros Hebraeorum di Clemente VIII (Per.est. 18/3, n. 17) o della più tarda damnatio di Clemente XI che colpisce, nel 1708, gli scritti del giansenista Quesnel (Per.est. 18/22, n. 88) e poi confermata nel 1713 dalla Unigenitus Dei filius (Per.est. 18/23, n. 534). Più numerosi sono però i documenti la cui emanazione rientra sia nelle attribuzioni della Congregazione del S. Uffizio e di quella, di più tarda istituzione, dell’Indice, sia nella sfera di autorità del Maestro del Sacro Palazzo, membro ex officio e portavoce di entrambe le Congregazioni, delle cui condanne dava pubblica notizia attraverso editti a stampa di proibizione.

Indice libri proibiti. Roma, 1603

A questa categoria appartengono i decreti che resero pubbliche – grazie all’affissione in luoghi deputati – celebri sentenze, come l’editto del 7 agosto 1603 del Maestro del Sacro Palazzo Giovanni Maria Guanzelli da Brisighella, poi reiterato sotto il pontificato di Paolo V Borghese, che mette all’indice l’intera opera di Giordano Bruno e Tommaso Campanella (Per.est. 18/3, nn. 301 bis-ter); il decreto del 1616 relativo al copernicanesimo (Per.est. 18/4, n. 417), o l’editto del 1634 che elenca, tra i titoli da proibire perché contrari alla ortodossia cattolica, il Dialogo sopra i due massimi sistemi di Galileo (Per.est. 18/6, n. 53), per poi passare alla condanna dei libri di Miguel de Molinos (Per.est. 18/15, n. 344), colpevoli di aver diffuso il veleno del quietismo, fino alle proibizioni che nel Settecento colpirono, inesorabili, i sostenitori della libertas philosophandi, o addirittura giornali eruditi di ampia diffusione europea come gli Acta eruditorum di Lipsia.  Se tali editti di proibizione sono spesso l’esito di processi di grande risonanza, meno noti – ma non per questo meno efficaci – sono i provvedimenti che agirono contro la superstizione popolare attraverso la condanna di diffusissime Operette, Historie, Orationi, scritti devozionali, litanie, leggende agiografiche apocrife, raccolte di false indulgenze, come Le Sette allegrezze della Madonna, proibite in tutto lo Stato Pontificio nei primi anni del Seicento (cfr. ad esempio Per.est. 18/4, n. 376bis), mentre analogo decreto di proibizione colpì nel 1677 le diffusissime Devotioni in onore di S. Anna, opuscoli di poche carte in cui si sostiene l’immacolata concezione della santa.

Stemma del Papa Paolo IV

La maggior parte delle proibizioni contenute negli editti destinati all’affissione finiva poi per confluire negli Indici dei libri proibiti periodicamente dati alle stampe su autorizzazione dello stesso pontefice, e di cui la Casanatense possiede una serie pressoché ininterrotta, dall’Index librorum prohibitorum impresso, tra il 1558 e il 1559, su volontà di Paolo IV Carafa, all’ultima edizione pubblicata nel 1948 durante il pontificato di Pio XII.
Un’ ulteriore e preziosa integrazione alla documentazione conservata nel fondo Editti e bandi – e qui solo esemplificata – è poi offerta dai numerosi manuali e repertori inquisitoriali posseduti dalla biblioteca, come il Directorium Inquisitorum di Nicolás Eymerich, il Tractatus de haeresi di Prospero Farinacci e il Sacro arsenale di Eliseo Masini, insieme a tanti altri trattati ad uso degli Inquisitori, tra cui il rarissimo Scriniolum Sanctae Inquisitionis Astensis, pubblicato a Asti nel 1610, fonte preziosa non solo per la ricostruzione della storia della censura libraria in Italia, ma anche per una migliore comprensione del complesso rapporto tra autorità centrale e sedi periferiche dei tribunali inquisitoriali (P.I.43 CC).

Di grande interesse sono infine, all’interno dei volumi degli Editti e bandi, i provvedimenti pubblicati, fino a tutto il Settecento, dal Maestro del Sacro Palazzo allo scopo di regolamentare e controllare, fin nei minimi dettagli, tutte le fasi di produzione e di commercio del libro, prescrivendo rigide norme per Librari, Stampatori, Intagliatori, Incisori di libri, Doganieri, Corrieri, Postieri, & Portinari, mentre uno specifico articolo si rivolge agli ebrei, perché «nessuno Giudeo ò rigattiero possa comprare, ò vendere libri di qual si vogli sorte senza espressa licenza havuta in scritto» (Per.est. 18/2, n. 20bis).
Le pene in caso di violazione di tali prescrizioni sono severe e possono comportare, oltre al sequestro dei libri, anche onerose multe in denaro e pene corporali. L’attività di controllo non tralascia ovviamente le biblioteche private, «tanto de vivi, quanto de morti». In caso di morte del possessore, gli eredi erano infatti tenuti a consegnare al Maestro del Sacro Palazzo copia degli inventari, in modo da verificare la presenza nella raccolta di testi sospetti, mentre un esempio di come la macchina censoria potesse colpire, oltre che autori e possessori, anche tipografi e librai è la scomunica nel 1606 da parte di Paolo V dello stampatore veneziano Roberto Meietti, già colpevole nel 1599 di aver importato clandestinamente dalla Germania un volume delle proibite Centuriae Magdeburgenses di Flacius Illyricus. Nella Instruttione, et avvertimenti per quelli, che vogliono stampare libri in Roma del 1607 il già ricordato Guanzelli ribadiva – come faranno poi tanti altri Maestri del Sacro Palazzo – le disposizioni in materia di stampa, così concludendo: «E se pareranno à qualch’uno questi ordini duretti, lascino di stampare, che ad un tempo istesso usciranno essi di spesa, noi di briga, e tutti e dua di pericolo, ne si farà gran danno alla Republica, sendovi tanta copia de libri, quanta ogn’uno vede» (Per.est. 18/4, n. 124bis).

Stemma del papa Urbano VIII

Bibliografia
Regesti di bandi, editti, notificazioni e provvedimenti diversi relativi alla città di Roma e allo Stato Pontificio, Roma, Cuggiani, 1920-1958.
Index des livres interdits. Directeur J. M. De Bujanda, Sherbrooke, Centre d’Études de la Renaissance, Éditions de l’Université de Sherbrooke (Librairie Droz), 1985-2002.
Inquisizione e Indice nei secoli XVI-XVIII. Controversie teologiche dalle raccolte casanatensi, Vigevano, Diakronia 1988.
E. Canone, L’editto di proibizione delle opere di Bruno e Campanella, «Bruniana & Campanelliana», I (1995), pp. 43-61.
Giordano Bruno, 1548-1600. Mostra storico documentaria (Roma, Biblioteca Casanatense, 7 giugno-30 settembre 2000), Firenze, Olschki, 2000, in part. pp.201-209.
J. M. De Bujanda – E. Canone, L’editto di proibizione delle opere di Bruno e Campanella. Un’analisi bibliografica, «Bruniana & Campanelliana», VIII (2002), pp. 451-479.
M.-P. Lerner, Copernic suspendu et corrigé: sur deux décrets de la Congrégation Romaine de l’Index (1616-1620), «Galileiana», I (2004), pp. 21-89