Nel 2010 si è ricordato e celebrato con manifestazioni, concerti e convegni, il 350° anniversario della nascita di uno fra i compositori maggiori della musica barocca: Alessandro Scarlatti. Il musicista è autore di un catalogo “sterminato” di musica di generi diversi: drammi musicali (circa 100), oratori (34), serenate, cantate festive, cantate da camera (più di 700), madrigali, messe, mottetti (più di 100), composizioni strumentali, opere teoriche.


LA VITA
Pietro Alessandro Gaspare Scarlata, poi Scarlati e infine Scarlatti nacque a Palermo, il 2 maggio del 1660, ma la sua vita e la sua attività artistica di compositore si svolsero in luoghi diversi, fra Napoli e Roma, soprattutto, e poi Firenze e Venezia e Urbino.

1672-1684: Roma

Anche se i documenti sui primi anni della sua vita sono scarsi, sembra certo che all’età di 12 anni lasciò la Sicilia, insieme a due delle sue sorelle, per giungere a Roma, dove avrebbe studiato per poco più di un anno con Giacomo Carissimi; nel 1678 si sposò con Antonia Anzalone, con la quale ebbe 10 figli, 7 maschi (fra i quali il grande Domenico) e 3 femmine, una famiglia numerosa che fu la causa delle sue diverse migrazioni e degli spostamenti alla continua ricerca di una possibile stabilità economica.

Dal 1678 al 1682 fu maestro di cappella nella chiesa di San Giacomo degli Incurabili (poi in Augusta); nel febbraio del 1679 il suo dramma per musica Gli equivoci nel sembiante (il secondo che compose ma il primo a essere messo in scena) fu rappresentato nel teatro privato del librettista Domenico Filippo Contini e ottenne un grande successo; probabilmente Scarlatti entrò subito al servizio di Cristina di Svezia, l’eccentrica regina che aveva abdicato e poi creato a Roma una sua corte intellettuale e artistica, così come testimonia la prefazione del libretto del suo terzo melodramma, L’honestà negli amori, dramma per musica in 3 atti, su libretto di Giovanni Filippo Bernini, che fu rappresentato il 6 febbraio 1680 nel teatro privato di palazzo Bernini.

1684-1702: Napoli

Nel febbraio del 1684, preceduto dai successi dei suoi drammi per musica, fu nominato maestro della cappella reale, e rimase a Napoli per 18 anni; qui la sua attività di compositore fu diretta soprattutto alla composizione di drammi musicali (ne scrisse circa 35), e di musiche per festività di corte (serenate e pezzi d’occasione).

1702:  Firenze

I problemi causati dalla situazione politica instabile (dovuta alle questioni relative alla successione spagnola) lo spinsero a partire con la famiglia da Napoli per Firenze, dove ebbe la protezione del principe Ferdinando III de’ Medici, figlio del granduca di Toscana: questi, amante della musica, soprattutto teatrale, a iniziare dal 1697 faceva allestire spettacoli di melodrammi nel piccolo teatro che aveva fatto costruire nella sua splendida villa di Pratolino; tuttavia il suo desiderio di una posizione duratura come musicista presso la corte medicea, per sé e anche per il figlio Domenico,  rimase disatteso.

1703-1707: Roma

Tornò, di nuovo, a Roma, dove entrò al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, già suo protettore, che gli procurò il posto di vice maestro di cappella nella basilica di Santa Maria Maggiore; qui si dedicò soprattutto alla composizione di cantate da camera e di musica sacra, e il 26 aprile del 1706 fu eletto membro della prestigiosa Accademia dell’Arcadia, insieme ad Arcangelo Corelli e a Bernardo Pasquini.

1707: Venezia e Urbino

Partì per Venezia per seguire la rappresentazione di due suoi melodrammi, per il carnevale, al Teatro San Giovanni Grisostomo: Il Mitridate Eupatore e Il trionfo della libertà; da Urbino invece, dove era stato rappresentato il suo oratorio Sedecia, scrisse una lettera in cui si rivela il suo distacco da Roma e da Pratolino.

1708-1718: Napoli

Verso la fine dell’anno 1707 accettò l’invito del cardinale Grimani, viceré austriaco, di riprendere l’incarico di maestro di cappella a Napoli, dove questa volta rimase per 10 anni e dove compose 16 melodrammi, fra i quali Il Tigrane, nel 1715, anno in cui ottenne il gradito titolo di cavaliere.

1718-1721: Roma

In questi anni i suoi rapporti con Roma videro la protezione del principe Francesco Maria Ruspoli e la creazione di una importante serie di composizioni, fra le quali La Griselda, nel 1721, ultima sua opera teatrale, e la Messa di Santa Cecilia, commissionata ed eseguita nel 1720.

1722-1725: Napoli

Tornato di nuovo a Napoli, qui trascorse i suoi ultimi anni, che visse quasi senza comporre musica, mentre si ricorda l’attività d’insegnante, dal 1724, a un allievo che sarà famoso, Johann Adolf Hasse.

Le fonti scarlattiane in Biblioteca

Alla facile esaltazione del suo genio, a cui subito si dispone l’animo nostro per le qualità altissime che s’impongono non appena a lui ci accostiamo, nella ricerca e nella rievocazione delle immagini musicali da troppo tempo silenziose nei segni di tante carte dimenticate, si oppone, in penoso contrasto, la scarsa conoscenza che di lui è rimasta nella vita musicale contemporanea. Così scriveva Luigi Ronga nel lontano 1940.

Da allora gli studi dedicati ad Alessandro Scarlatti non sono mancati, tutt’altro, ma nelle biblioteche è sempre interessante studiare e fare ricerca per mettere in rilievo le carte, quelle dimenticate e quelle che già furono ampiamente ricordate, elencate, studiate e trascritte da diversi musicologi.

Numerose, e soprattutto di grande importanza, sono le fonti manoscritte e a stampa relative al compositore Alessandro Scarlatti che sono conservate tra i fondi musicali di questa Biblioteca, testimonianza dei momenti in cui il “palermitano” (o “siciliano”) e il “napoletano” Alessandro Scarlatti, in realtà, fu anche il “romano”.

Come appare nella sua biografia, infatti, è a Roma che Alessandro Scarlatti fa i suoi primi studi musicali ed è a Roma che inizia la sua attività di compositore di musica teatrale e che, infine, la conclude.

Tra le fonti presenti in questa Biblioteca, una delle più preziose è la partitura manoscritta in copia dell’Atto I del dramma per musica L’Honestà negli amori, su libretto di Felice Parnasso, pseudonimo di Giovanni Filippo Bernini, un prelato della curia romana che scrisse con successo diversi libretti; il manoscritto reca anche un’aggiunta autografa di mano di Scarlatti, e la sua caratteristica particolare è quella di essere un manoscritto ricco di cancellature, aggiunte, carte incollate su carte, un chiaro esempio di copia di lavoro, probabilmente per la rappresentazione allestita a Roma, a palazzo Bernini, il 6 febbraio 1680: un manoscritto dal notevole fascino evocativo, legato alla concreta e viva attività teatrale del tempo.

Nelle raccolte di Arie e Cantate sono state individuate otto Arie manoscritte (in copia) tratte da alcuni drammi per musica rappresentati nei teatri di Roma e di Napoli, in prima esecuzione o nella successiva:

Il Pompeo (3 arie), Roma, Teatro privato di Lorenzo Onofrio Colonna, 25 gennaio 1683

Massimo Puppieno (1 aria), Napoli, Teatro San Bartolomeo, 26 dicembre 1695

Nerone fatto Cesare (2 arie), Roma, Teatro Capranica, dicembre 1695

Marco Attilio Regolo (2 arie), Roma, Teatro Capranica, carnevale 1719

Un elegantissimo e prezioso manoscritto, appartenuto alla famiglia Colonna, reca la partitura dell’oratorio Sedecia Re di Gerusalemme, su libretto di Filippo Ortensio Fabbri, rappresentato a Roma, presso il Seminario Romano, nell’anno 1706, dopo una prima rappresentazione fatta a Urbino.

Le sue caratteristiche fisiche rivelano una connotazione particolare, non troppo frequente per la musica scritta: la scrittura musicale elegante, il titolo in inchiostro oro all’interno di una complessa cornice ornata disegnata in inchiostro color seppia, la legatura in marocchino rosso con decori impressi in oro e un grande stemma della famiglia Colonna (sia sul piatto anteriore che quello posteriore), il taglio dorato delle carte, le risguardie di carta decorata color amaranto e oro, tutta questa raffinata cura rivela che la partitura era destinata ad arricchire e adornare una biblioteca principesca, quella dei Colonna.

Di grande importanza è la partitura in copia (ma con l’intestazione autografa) della Messa di Santa Cecilia, alla quale si affianca la partitura interamente autografa del Graduale Audi Filia; di questa messa, commissionata al compositore dal Cardinale Francesco Acquaviva per le celebrazioni in onore della santa, effettuate il 22 novembre 1720, il manoscritto casanatense è l’unica fonte esistente, insieme al Graduale, che secondo la liturgia si colloca fra il Gloria e il Credo.

In un manoscritto di varie composizioni sacre compaiono anche alcuni mottetti.

Assai rara (anche se l’esemplare è incompleto, perché mancante della parte di violino secondo) è l’edizione dei Concerti sacri, Motetti a una, due, tre e quattro voci con violini e Salve Regina a quattro voci e violini. Del sig. Scarlati. Opera Seconda, stampato a Amsterdam, aux dépens d’Estienne Roger, [1707-1708], l’unica edizione a stampa di musica sacra pubblicata durante la sua vita.

Un buon numero di libretti, con il testo letterario di drammi per musica, oratori e grandi cantate, profane e sacre, arricchisce il fondo casanatense di Alessandro Scarlatti: sono 34 libretti di drammi per musica e 20 di oratori e cantate sacre, oltre a 4 libretti di piccole composizioni d’occasione, musica che fu quasi tutta rappresentata ed eseguita a Roma, in particolare nel Teatro Capranica e nel Teatro Tordinona, nei teatri privati Colonna e Bernini e Pamphilj, al Seminario Romano, all’Oratorio del SS. Crocifisso, nel Collegio Clementino, nel palazzo della Cancelleria, al palazzo Apostolico (dove si eseguivano le cantate natalizie).

In conclusione, si riportano le osservazioni di un musicologo, Malcom Boyd:

“Sebbene Alessandro Scarlatti non possa essere considerato un grande innovatore, la sua musica illustra in modo più vivido di quella di qualsiasi altro compositore le innovazioni che la sua epoca produsse: l’aria “col da capo”, “l’ouverture italiana”, gli inizi di una tecnica orchestrale, e soprattutto il riconoscimento della tonalità e dei rapporti esistenti fra le varie possibilità tonali quale base della struttura musicale. Tutti questi fattori ebbero un’importanza vitale per la direzione che la musica prese alla fine del Seicento, e Scarlatti favorì il loro sviluppo più di chiunque altro della sua generazione. Eppure, in ultima analisi, Alessandro Scarlatti sarà ricordato non tanto per la sua importanza storica, quanto per la bellezza intrinseca e unica delle sue opere migliori. E in questo senso egli resterà un caposaldo della musica in ogni tempo.”

L’opera di Alessandro Scarlatti in Casanatense file pdf