Il Messale casanatense (ms. 1909) e il bimillenario di Nimega

L’iniziativa del Museum Het Valkhof di Nimega di celebrare il secondo millenario della nascita della più antica città olandese con diversi appuntamenti culturali ha visto al primo posto il rilancio e lo studio della stagione d’oro della miniatura fiamminga.
“I fratelli Limbourg. I maestri di Nimega alla corte di Francia” è il titolo delle mostra internazionale allestita a Nimega dal 30 agosto al 20 novembre 2005 e che si è rivelata un evento un po’ unico per gli appassionati delle arti figurative legate al libro medievale-umanistico, di cui i famosi artisti di Gheldria sono stati testimoni di altissimo livello. Paul, Herman e Johan de Limbourg, celebri in tutto il mondo per aver miniato preziosi libri d’ore per il potente duca Jean de Berry, sono nati a Nimega sullo scorcio del secolo XV.

Les très Riches Heures

Le miniature de Les très Riches Heures (Chantilly, Musée Condé) e de Les Belles Heures (New York, Metropolitan Museum of Arts) sono considerate l’ “apogeo assoluto della pittura medievale” dagli storici dell’arte e dagli studiosi del settore, capolavori dell’arte della miniatura che ancora oggi ripropongono in maniera eccezionale l’immagine della vita religiosa, aristocratica e quotidiana del Medioevo. Il progetto e la realizzazione della mostra hanno sollevato un immediato entusiasmo e riscosso un enorme successo. Mostra specialistica, all’apparenza destinata ad un pubblico di amatori e di addetti ai lavori, ha in realtà registrato un afflusso di visitatori variegato e assai superiore a quello previsto. Il segreto è stato nell’aver saputo risvegliare la curiosità nei confronti di un “bello” lontano, da riscoprire, presentando non solo una quantità e una qualità di oggetti sorprendente, ma contestualizzandola nella sua terra di origine, piccola, circoscritta nel territorio di Gheldria, ma grande, spaziosa nei suoi orizzonti culturali. Una sorta di mondo globale dell’arte europea del tardo Medioevo.

Ecco perché in occasione della mostra si sono organizzate conferenze in collaborazione con l’Università di Nimega, seminari di studio per approfondire i vari aspetti storico-artistici, mirati sopratutto ai legami tra la miniatura nel ducato di Gheldria e l’Ile de France e di qui con gli artisti nord europei che più erano collegati con quell’area. Anche documenti d’archivio coevi sono stati prestati in via esclusiva e esposti nelle bacheche per integrare un percorso di grande impatto visivo, agevolandone così l’interazione storico-didattica.

I visitatori hanno potuto ammirare, per la prima e ultima volta, pezzi di rara bellezza e sicuramente mai più godibili in futuro fuori della loro sede come, ad esempio, il manoscritto de Les Belles heures, conservato al Metroplitan Museum of arts di New York, esemplare straordinario e quasi mai mostrato al pubblico.
Il manoscritto, al momento in fase di restauro, è temporanemente sfascicolato: grazie a questa circostanza unica, il Museum Het Valkhof ne ha ottenuto il prestito e l’ autorizzazione ad esporre dieci pagine con 17 splendide miniature, una accanto all’altra.
L’eccezionalità dell’evento ha permesso al Museo di ospitare capolavori non solo prodotti dai Limbourg e conservati in diverse parti del mondo ma anche una serie considerevole di dipinti, incisioni su metallo, sculture e arti decorative che si collegano naturalmente ad essi per area di produzione o committenza.
E, tra questi, il manoscritto casanatense1909 ha avuto il privilegio di fare parte del progetto culturale, grazie alla sua area di appartenenza e alla sua singolare vicenda.

Meglio conosciuto in sede espositiva come “Messale Casanatense”, il ms. 1909 è di sicura origine franco-fiamminga.
Dai primi contatti intercorsi con il Museum Het Valkhof nell’estate 2004 era evidente che il codice casanatense non avrebbe potuto sottrarsi all’appuntamento di Nimega. Una ragione ancora più suggestiva della sua aristocartica nascita lo ha preteso tra i pezzi esposti ed è quella legata alla sua attuale mancanza di integrità, dovuta alla sottrazione di due splendide pagine illustrate, avvenuta in circostanze sconosciute alla fine dell’Ottocento. Due bifolii del manoscritto, rispettivamente con la miniatura della Crocefissione e della Maestà Divina, furono asportati con chiare intenzioni di mettere sul mercato una refurtiva così pregevole e di sicuro smercio.
Il caso ha voluto che le due miniature trafugate siano approdate per canali ufficiali alla Royal Collection di Windsor, dove tutt’ora sono conservate. Quale occasione migliore per una ricomposizione “virtuale” del Messale se non la mostra in onore dei Limbourg a Nimega?
In effetti, potere ammirare di nuovo le miniature sottratte accanto al codice di appartenenza è stata non solo una splendida idea, ma anche emozionante.
Che il ms. 1909 fosse un codice di lusso era già noto, ma, in tutta onestà, è stato merito degli studiosi olandesi se in questa occasione si è ricostruita una storia di “ordinaria follia” tra i trafugatori di opere d’arte. Ma, a questo punto, cosa accomuna il “Messale” ai Limbourg?

In primo luogo la committenza. Anche il Messale casanatense è collegato all’entourage del duca di Berry, con alterne vicende e passaggi di proprietà. E’ un magnifico manoscritto che fornisce con grande evidenza quei legami cosmopoliti tra i pittori di corte della Gheldria intorno al 1400 che si estendevano dalla Renania a Parigi, Avignone e l’Inghilterra.
Prima di essere smembrato il Messale comprendeva le due miniature a piena pagina (Canone Missae), 65 iniziali istoriate, poste a divisione dei testi, 12 piccole miniature nel Calendario. Numerose e ricche di oro le iniziali ornate, sparse a decoro di quasi tutte le carte del manoscritto. Il Messale restò integro sicuramente fino al 1864, anno in cui l’editore Henry Léon Curmer pubblicò a Parigi gli Evangiles des dimanches, dove riproduceva una serie di miniature tratte da codici famosi e dove figurano le due miniature del Canone del Messale casanatense, con chiaro riferimento al codice e alla Biblioteca. Ma, appena qualche anno dopo, tra il 1872 e il 1878, l’ultimo prefetto casanatense Pio Tommaso Masetti, descrivendo il ms. 1909 nel suo inventario, non dà alcuna menzione delle due pagine miniate, il che fa pensare che non le avesse già più sotto gli occhi … Da allora fino al 1987 non era trapelata più alcuna notizia.

stemma di Pierre de Beaujeu

Sia le pagine del Canone sia altre carte del codice sono ornate dallo stemma di Pierre de Beaujeu (1438-1503), figlio di Carlo l’Ardito, duca di Borgogna e marito di Anna di Francia, figlia di Luigi XI.
Il Messale era appartenuto in precedenza a Jacques d’Armagnac, duca di Nemours (1433-1477), e pronipote di Jean de Berry ma lo stemma degli Armagnac è ormai illegibile sotto lo stemma dei Beaujeu.
Le lotte tra fazioni alla corte di Francia fecero sì che il nostro Messale dalla casa d’ Armagnac passasse, come “bottino di guerra”, a Pierre de Beaujeu.
La sua origine, un tempo attribuita all’entourage del duca di Berry, grande bibliofilo e committente di altissimo rango, è piuttosto dubbia. E’ invece certo che il codice fece parte della collezione del duca di Nemours, come testimoniano alcune lettere iniziali sul taglio della legatura del manoscritto, “Ioan” e “RVDF” (probabile abbreviazione del motto), che ne rivendicano l’appartenenza alla biblioteca del duca, perché presenti in tutti i suoi libri.
Questo passaggio obbligato attraverso la “storia” del nostro Messale è necessario per meglio chiarire i rapporti artistici con la scuola nel cui ambito è stato prodotto e alla quale sono legati gli altri celebri manoscritti confezionati per il duca di Berry, in particolare quelli miniati dai Limbourg. Si sa, inoltre, che fu commissionato da un ecclesiastico, probabilmente Jean d’Armagnac, morto nel 1408, vescovo di Mende, prozio di Jacques.

Il Messale è un codice di lusso la cui confezione risale tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo.
L’interesse destato tra gli storici della miniatura si concentra necessariamente nell’intreccio di influssi stilistici che lo rendono un testimone importante di studio.
Da Avignone all’area renana-olandese, alla Boemia, infine alla Gheldria la sua decorazione traccia un percorso di tecniche artistiche che dialogano tra loro e al tempo stesso riconducono ad una produzione precisa di area francese. Alcune caratteristiche della sua ornamentazione, come lo stile delicatamente arcaico, indicano che è stato prodotto in provincia e non a Parigi; i margini sottili, con racemi d’edera piccoli e simmetrici, richiamano quei manoscritti come le Très Belles Heures de Notre Dame (Biblioteca Nazionale di Parigi), ma sono alquanto meno rifiniti.
Un legame importante con il Messale è costituito da un piccolo gruppo di opere del nord Olanda, tra cui la più signifcativa è il Gelre Wapenboek, raccolta di stemmi e di testi di storia scritti alla fine del Quattrocento. La pagina con la Maestà, ad esempio, ricorda il famoso dipinto del sacro romano imperatore, a piena pagina, miniato nel terzo foglio del Wapenboek, scritto tra il 1386 e il 1397. Infine, il richiamo evidente alla Pietà del pittore Jean Malouel, esposta nel Louvre, associano il Messale agli artisti della Gheldria.
Tali relazioni raffigurano la Gheldria, non più “come una provincia artistica tra Utrecht e Parigi”, ma come un ricco e influente centro della miniatura dei manoscritti all’inizio del secolo XV.
Al di là quindi dell’impatto visivo, che tanto parte ha nell’approccio all’arte figurativa, l’esposizione del “Messale Casanatense” a Nimega ripropone temi di studio e curiosità culturali, legate non solo all’aspetto artistico del codice ma anche alla sua vicenda storica, sottolineando ancora una volta quanto sia utile esporre non solo per “mostrare”, ma soprattutto per stimolare l’approfondimento e la ricerca di “ciò che non appare”.

Le immagini che illustrano l’editoriale riproducono il Ms 1909 e altri manoscritti citati nel testo

Per saperne di più:
L. Curmer Les évangiles des dimanches et fêtes de l’annés, Paris 1864, pp. 40, 116, 139
M. Adorisio Un messale miniato donato a Jean de Berry ed oggi nella Biblioteca Casanatense di Roma, in Miscellanea in memoria di Giorgio Cencetti, Torino, 1973, pp. 293-315
J. F. Hamburger, The Casanatense Missal and Painting in Guelders in the Early Fifteen Century, “Wallraf-Richartz-Jahrbuch”, 48/49 (1987-88), pp. 7-44
J. F. HamburgerThe Casanatense and the Carmelite Missals: Continental sources for English Manuscript illumination of the Early fifteen Century, in Van der Horst and Klamt 1991, pp. 161-173
J. Stratford Manuscript Fragments at Windsor Castle and the Entente Cordiale, in “Linda L. Brownrigg and Margaret M.Smith (eds.)”, Los Haltos Hills and London 2000, pp. 115-35
The Limbourg Brothers. Nijmegen Masters at the French Court 1400-1416. Rob Dückers, Peter Roelofs, Ludion 2005