Nato a Città di Castello nel 1514, dette inizio ai suoi studi di medicina a Perugia, per poi visitare numerose università italiane, fino a stabilirsi a Roma, dove, diventato medico, prese ad interessarsi alla storia naturale.

L’incontro decisivo per la sua carriera e per i suoi studi fu quello con il cardinale Marcello Cervini. Già vescovo di Nicastro, poi cardinale bibliotecario nel 1548, il Cervini era in contatto con numerosi umanisti, amante dei libri, possedeva un’importante biblioteca personale, e, fino dal 1539, coltivava il progetto di pubblicare i manoscritti greci della Biblioteca Vaticana ancora inediti. Come cardinale bibliotecario si fece promotore di ricerche storiche, archeologiche e scientifiche. Attratto dal valore e dagli studi del Salviani, nel 1550, lo fece nominare archiatra pontificio. Fu così che Salviani divenne medico personale di Paolo III, dello stesso Cervini diventato papa col nome di Marcello II, e infine di Paolo IV.

Dal 1551 fino a tutto il 1568 Salviani ricoprì la cattedra di medicina pratica alla Sapienza, ma, malgrado tutti i suoi impegni, trovava il tempo di coltivare anche le lettere. Pubblicata per la prima volta a Roma nel 1554 dai fratelli Dorico, La Ruffiana è una vivace commedia che dipinge i vizi del suo tempo. Nel 1564, fu il protomedico del Collegio Medico di Roma. Appassionato di sculture antiche, di cui fu collezionista, nel 1565, venne nominato conservatore del registro di Roma, carica amministrativa concernente la tutela delle antichità. Morì a Roma nel 1572.

L'attività tipografica

Nel colophon di un’edizione di un’opera sulle esequie di Carlo V presente in Biblioteca Casanatense si trova forse la formula che più rispecchia la vicenda editoriale di Ippolito Salviani: in casa de Hipp. Salviano. L’esigenza di stampare in casa propria è legata agli avvenimenti che hanno accompagnato la pubblicazione dell’Aquatilium animalium historiae.

Per condurre i suoi studi ittiologici Salviani poteva contare sui finanziamenti del cardinal Cervini, che gli permisero di procurarsi specie di pesci non presenti in Italia e di compiere viaggi nel resto del Mediterraneo e in alcune regioni del Nord Europa.

Ma per quanto riguarda la pubblicazione dell’Aquatilium, lo stesso Cervini, presumibilmente nel 1554 - data presente sul frontespizio dell’opera - fece sovvenzionare la stampa alla Biblioteca Vaticana.

Purtroppo, 21 giorni dopo la sua elezione al soglio col nome di Marcello II, il 30 Aprile 1555 Cervini morì. Per Salviani, la conseguenza diretta di questa improvvisa scomparsa fu che la stampa dell’Aquatilium, non più sostenuta dal suo protettore, cominciò a subire dei ritardi, tali da fargli prendere la drastica decisione di proseguire in prima persona.

Per onorare la memoria del suo mecenate lasciò lo stemma del Cervini sul frontespizio dell’opera, ma la dedica, in un primo momento a lui destinata, fu sostituita con quella a Paolo IV.

Le difficoltà non dovettero essere poche, dato che la stampa del solo primo volume si concluse non prima del 1557 (data del colophon, 1558 in un’edizione variante); infatti, la mole di un’opera così imponente mal si conciliava con la lentezza di un lavoro tipografico casalingo, tanto che l'ambizioso (e forse velleitario) progetto editoriale si arrestò.

Per di più, Salviani si trovò costretto ad occuparsi, oltre che della stampa, anche della vendita e diffusione della sua opera. In una di queste occasioni, egli incaricò l’Aldrovandi, medico e botanico bolognese con cui intratteneva uno scambio epistolare, di organizzare la vendita di tre esemplari dell’Aquatilium inviati a Bologna, con l’aiuto del libraio veneziano Gabriele Giolito.

Salviani pubblicò in prima persona anche altre opere, stampandole in casa; successivamente partecipò alla vicenda editoriale della Stamperia del Popolo Romano, iniziativa tipografica promossa da Pio IV nel 1561, per la pubblicazione sotto il controllo ecclesiastico di nuove edizioni delle sacre scritture, la cui gestione venne ceduta al Comune di Roma nel 1563. Il 20 dicembre di quello stesso anno, Ippolito Salviani venne deputato a presiedere al consiglio dell’amministrazione della Stamperia, insieme a Pirro Tari e Antonio Massa. Nell’aprile del 1564, però, Pio IV la donò a Paolo Manuzio che, pur occupandosene materialmente, ne rinviò di nuovo la gestione al Comune. Così, sia per la mancanza di fondi adeguati, sia per divergenze con lo stesso Manuzio, l’8 di ottobre 1569, il Comune prese la decisione di disfarsi della Stamperia; in quella stessa occasione, Salviani chiese ed ottenne di essere esonerato dal consiglio amministrativo che presiedeva.